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Today: Apr 18, 2024

10 - Che rapporto c’è fra scienza e fede?

La scienza non può negare la fede. La fede non può negare la scienza.

La scienza opera secondo il metodo galileiano, ma bisogna pensare che l’attuale capacità conoscitiva umana non permette ancora di raggiungere col metodo galileiano tante realtà che pure esistono. Il metodo galileiano può applicarsi solo a quei fenomeni che rientrano nel meccanicismo. La nostra capacità di scegliere non può spiegarsi col metodo galileiano, eppure esiste.

Lo scienziato, più approfondisce la propria conoscenza della realtà, più sperimenta una volontà che realizza l’esistenza di tutto.

Lo sviluppo della ricerca scientifica permette di contattare sempre più questa volontà.

Inoltre l’uomo è l’unico essere sulla Terra capace di interrogarsi sulla propria esistenza e questo interrogativo è già una conferma che egli appartiene ad una realtà più ampia di quella terrestre, di quella cioè sperimentata attraverso i cinque sensi.

Una prima chiara certezza della scienza è la complessità graduale e crescente della realtà conosciuta, che dal microcosmo e dal macrocosmo arriva sempre all’uomo. Gli scienziati continuano a individuare particelle sempre più piccole di materia e di energia e raggiungere galassie sempre più lontane e ammassi sempre più grandi, ma nulla nell’universo sinora conosciuto è più complesso dell’essere umano.

Alla complessità dell’uomo si giunge attraverso una enorme varietà di esseri viventi, in una scala di complessità in cui gli esseri di un gradino sono necessari all’esistenza di quelli del gradino superiore.

Man mano che cresce la complessità, si ampliano le funzioni e le capacità degli organismi legate alla coscienza di sé e del mondo, si amplia così la conoscenza e conseguentemente la gioia ed il dolore, come possibilità o impossibilità di effettuare in sé o nel mondo ogni funzione vitale.

La vita dunque si manifesta prepotentemente come il fine cui tende la complessità dell’esistente. La vita tende alla vita. La vita porta  alla coscienza di sé stessa, alla difesa di sé stessa.

Tuttavia l’esistenza stessa di questa coscienza, che porta alla difesa, implica l’esistenza di una volontà contraria alla vita.

Ad un certo stadio dello sviluppo della complessità, sembra che questa scala di complessità bruscamente si concluda. L’ultimo gradino, il più elevato appare l’uomo. Anche l’uomo è soggetto alla volontà negativa che arresta la vita del nostro corpo.

L’essere umano però arriva ad un punto tale di complessità da chiedersi perché esista questa struttura degli esseri a complessità crescente e quale sia il fine di questa realtà mozza come un corpo privo di testa.

Tutto ciò che ci circonda appare al ragionamento scientifico perfettamente finalizzato.

Ogni essere vivente è necessario all’esistenza di uno più complesso. E l’essere umano a chi permette la vita?

Ci si chiede allora che cosa distingua l’essere umano dagli altri esseri dell’universo. E’ infatti l’elemento di distinzione che alimenta il gradino successivo della scala della complessità.

La risposta è racchiusa in questo stesso interrogativo, nell’esistenza della scienza.

L’uomo è l’unico essere che si interroga sulla propria essenza, sulla propria esistenza, che ha la capacità di penetrare la realtà che si manifesta nell’universo.

Se dunque l’essere umano permette la vita ad un ente successivo, con tale ente ha in comune la propria capacità di conoscenza dell’universo, la scienza.

Dunque questo ente superiore, cui porta per deduzione la scienza, avrebbe in comune con l’uomo qualcosa che non essendo materia, né energia non è soggetta allo spazio-tempo, nè alla volontà negativa che contrasta la vita del corpo.Questo ente avrebbe in comune quella che l’uomo chiama anima, la vita indistruttibile, cui è finalizzata l’esistenza, non solo nostra, ma di tutti gli esseri che popolano l’Universo.